La proposta coreografica di Pezzo 0 (due) è un’attenzione al sottile, all’infinitesimale, all’ascolto più che alla volontà di esprimere qualcosa: considerare la superficie della pelle come spazio scenico.
La pelle, confine, limite, interfaccia, punto zero. Lo zero come cerniera tra il più e il meno, il prima e il dopo. Dove la destra diventa sinistra e la sinistra diventa destra. Zero come vuoto, assenza e presenza. Il corpo non disegna traiettorie nello spazio, ma diventa esso stesso il luogo di relazione o destrutturazione delle forme e dei movimenti, il luogo di scoperta di diversi percorsi da seguire o su cui soffermarsi.