Strata prende forma sul principio dell’interazione tra tutti gli elementi del dispositivo: il suono, la luce, la scenografia, le presenze, il luogo… Chiamo dispositivo il sistema di relazione tra tutti gli elementi messi in gioco per la composizione del progetto e la sua relazione con il pubblico. Strata cerca di interrogare gli spettatori nella loro percezione.
Il principio scenografico, basato sul comportamento elastico della sua struttura, si ispira alle sculture del vuoto dell’artista americano Kenneth Snelson della fine degli anni Cinquanta, un fermento di innovazione tra pop art, minimalismo e arte concettuale. Permetterà inoltre l’utilizzo di tessuti morfogenesi che, con una memoria di forma, interagiranno con i movimenti e il contatto. L’impronta del movimento lasciata sulla trama della membrana costituirà uno strato della composizione dell’immagine in scena.
Sarà anche, come uno strumento musicale, la fonte del suono. La realizzazione di un sistema di cattura dei suoni prodotti dai movimenti sarà il filo conduttore della ricerca sonora: tutti i tocchi e i contatti diventeranno percepibili.
L’uso di membrane per la proiezione, la riflessione di luci e ombre e i tessuti deformanti, costituiscono strati di visibilità. Sono disegnati e sovrapposti per confondere i limiti tra spazio interno ed esterno, per mescolare visioni interne e immagini del mondo esterno.
Nella nuova versione, il posto dello spettatore sarà più fluido, potrà muoversi tra le installazioni e abitare i due spazi tra loro coreografati. Strata.2 è un viaggio che mette in gioco l’appoggio, l’instabilità e la fragilità.
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